*** SE VEDI UN NASONE SEI CERTAMENTE A ROMA ***
Diceva una nota rivista raccontando una
caratteristica che solo a Roma si trova, i
turisti la chiamano FONTANELLA, i Romani de Roma
: NASONE.
Quando manca l'acqua ci trovi la fila con
bottiglie, recipienti di plastica e qualcuno con
la damigiana di una volta. I passanti, se non si
fermano davanti al NASONE, hanno perso
un'occasione per farsi una bella bevuta d'acqua.
Sgorga sempre, dalla mattina alla sera e dalla
sera alla mattina per 365 giorni all'anno.
Fresca e buona, ogni volta te "fracichi" la
camicia, le scarpe sicuro e qualche schizzetto
anche sui pantaloni, ma non importa perchè dopo
ti senti bene e ringrazi il buon Dio di questa
magnificenza.
Quando si va
a spasso con i figli è buona norma insegnargli
il rispetto di questo bene messo a disposizione
di tutti. Non ci si scherza con il NASONE, si
usufruisce della sua bontà e se c'è qualcosa che
non và basta telefonare ai vigili che mandano
gli operai della manutenzione per rimetterla in
perfetta funzione.
Il mio primo ricordo di abitare a Roma è stato
appena finita la guerra, abitavamo a Via Sibari,
in una palazzina nuova di costruzione, circondata da prati, "strada senza uscita" anche
se non c'era la scritta che lo indicava.
La domenica si andava a messa alla basilica di
San Giovanni, e lungo la strada c'erano dei
palazzi sventrati dalle bombe, non ricordo il
perchè gli alleati buttavano le bombe in quel
luogo, e bravi a risparmiare la Basilica e
l'ospedale San Giovanni.
A quei tempi quelli che
erano addetti a buttare le bombe per snidare i
nazisti o per distruggere luoghi da loro
occupati, erano molto precisi, bombardamenti
chirurgici li chiamavano, al contrario delle
bombe intelligenti degli americani, mirano ad un
palazzo e sicuro sicuro beccano una scuola o
anche peggio un ambulatorio dove ci sono i
feriti di un bombardamento precedente.
Siamo andati via da Roma nel 1950, era l'anno
del Giubileo e il Papa era PIO XII. Per
desiderio di Mamma Rosa prima di lasciare la
capitale, abbiamo fatto visita alle 4 basiliche.
Conoscevamo solo la basilica di San Giovanni,
dove la domenica andavamo a messa. Le altre TRE
: San Pietro, San Paolo e Santa Maria Maggiore
una domenica per volta le abbiamo viste tutte,
soddisfatta la tradizione e la benedizione
apostolica entrando e uscendo dalla PORTA SANTA
di ognuna.
E' stato bello vedere altri luoghi di Roma, ho
preso il tram e l'autobus per la prima volta,
avevo circa 10 anni,, mamma e sorella sedute e
noi tre maschi in piedi come da buona educazione
civica insegna.
Venduta la casa e l'attività che aveva, mio
padre compra un ristorante e una casa a
Velletri in provincia di Roma. Una cittadina
tranquilla dove frequentavo due oratori, uno
dove abitavo e l'altro vicino al ristorante. In
tutti e due c'era da calciare al pallone e gare
di corsa intorno al perimetro del piazzale
interno alla parrocchia.
Era divertente stare lì, in paese c'erano spesso
feste legate ai prodotti del territorio, la
festa dell'uva, del vino, dei carciofi e della
vendemmia. In questa occasione non mancavano le
bancarelle, rare volte sono riuscito a
convincere Mamma a comprarmi qualche
giocattolo, donna di sani principi e attenta
all'economia di casa, ogni spesa doveva essere
utile, non ci potevamo permettere capricci.
Luglio del 1952, un pomeriggio ero a casa perchè
fuori era caldo e non mi facevano uscire in
quanto il medico diceva che prendere il sole mi
faceva uscire il sangue dal naso. In casa c'era
il nostro medico che visitava mamma, avevo
capito che la brutta malattia che da qualche
tempo la attanagliava era grave, ho cercato di
entrare in camera da letto dei miei genitori, ma
con uno strillo il dottore e mio padre mi hanno
cacciato e invitato ad andare fuori di casa.
Non prima di aver strillato un "ciao Mamma" sono
scappato e corso giu' in piazza, non mi rendevo
conto quello che di grave succedeva, lo
dimostravo anche con il fatto che non mi sono
unito al gruppetto di amici, volevo stare solo e
pieno di paura di quello che stava succedendo a
casa mia.
Poco dopo vedo mia sorella che viene a
prendermi, dovevo andare da Zia Rita, una suora
che operava a Velletri e dove io andavo a scuola
privata. Bocca cucina mia sorella, non mi
rispondeva, ma all'improvviso si ferma e con
rabbia esclama "mamma è morta, mamma è volata in
cielo", si stringe a me piangendo.
Cresciuto tra un collegio e un altro, ne ho
collezionati TRE, Albano Laziale, Lugo di
Romagna e Massa Martana. Diventato grande quanto
basta per scegliere la mia vita futura ed ecco
qua la domanda per andare in Marina.
Corso alle scuole della Marina a Venezia, poi destinato a Napoli e
imbarco sul Sommergibile Da Vinci, sbarcato
destinazione ROMA Ministero della Marina.
Sono
di nuovo a Roma anche se all'inizio non ero soddisfatto, preferivo andare in un posto
di mare del nord Italia o in Sardegna. E'
toccata Roma e non potevo farci nulla, mi doveva
piacere per forza.
Mia sorella si era comprata una Fiat 600 e mi
permetteva a volte di prenderla per scorrazzare
per la città, all'epoca non c'erano le
restrizioni che ci sono ora, si poteva andare in
ogni dove senza permessi e limitazioni di sorta.
Certo, vietato andare a parcheggiare a Piazza
San Pietro o a Piazza Navona e in altri luoghi
sacri della Roma bella. Insieme ad un amico, ho
imparato ad orientarmi bene, scoperto tutto
quello che di bello questa città offriva.
Il giorno di ferragosto del 1965, lo vado a
passare da miei fratelli al paese, la sera c'era
una grande festa in piazza, conosco poca gente,
giro gli occhi per vedere se durante qualche
licenza ho conosciuto qualcuno, vedo in
lontananza una ragazza, una bella ragazza, ma si
era Orietta, conosciuta qualche giorno prima
durante una passeggiata al viale.
Ci incrociamo con lo sguardo e mi sorride, era
un invito ad andare a salutarla, e cosi' fra "un
come stai e che fai di bello" inizia una
conversazione piacevole, io sto a Roma e Lei
abita a Roma e allora tutto aperto a fare il
gentile ed il simpatico con questa bella ragazza
per le vie del paese.
Siamo stati parecchio a
parlare, poi la madre la chiama e allora, ciao
alla prossima, io l'indomani dovevo ritornare a
Roma e Lei continuava fino alla fine del mese le
sue vacanze.
Ai primi di settembre ritorno al paesello, con
dispiacere vedo che la casa di Orietta è chiusa,
e ora come faccio a rintracciarla a Roma? Per
caso incontro un suo cugino, tempo addietro
siamo stati insieme ad una cena e ci siamo
conosciuti bene.
Ciao, come stai? ancora in
vacanza? No solo un permesso per un sabato e
domenica. Ti devo chiedere un favore : ho
conosciuto tua cugina Orietta, sai dove abita a
Roma e hai un numero di telefono?
“No mi dispiace non frequento la famiglia, si
è una mia parente ma non so' dove abita a Roma e
tantomeno il numero di telefono. Vedo in giro se
riesco a sapere qualcosa, e caso mai la prossima
volta te lo dico” Ok grazie , ci conto.
Un giorno
ricevo una lettera dalla mia compagna di
viaggio in Spagna di un anno prima : "vengo a
Roma sabato 18 settembre con una amica, mi fermo
per il week-end e alloggerò in un albergo del
centro, non puoi sbagliare sta davanti
all’ambasciata Americana. Ti voglio vedere, ho
un grande desiderio di parlarti, ho pensato
tanto a te, è passato un anno che ci siamo
conosciuti, ti voglio bene, ti voglio fare una
proposta per il nostro futuro".
In questo periodo ci siamo scritti alcune
lettere, mai cosi' esplicite e io dopo la visita
a Milano a dicembre scorso, pensavo poco a Lei e
alla sua compagnia in terra spagnola. D'altronde
una sera a Madrid, ha esagerato con la sangria e
mi ha detto un sacco di parole non certo
piacevoli.
La mattina dopo mi ha chiesto scusa, ma
ripensavo sempre al detto "in vino veritas" e
poi con le sue idee di ragazza indipendente
pensavo che non faceva per me, non poteva essere
una avventura e neanche un legame serio.
Strana lettera e strano l'incontro alla HALL
dell'Albergo. Un abbraccio forte e un bacio che
forzatamente ho dovuto compiacere in mezzo ad
alcune persone che ci guardavano, io ero in
divisa da sottufficiale e lei turista per andare
a visitare la città.
Era accompagnata da un amica, tutte e due native
di ROVIGO e insieme a Milano a lavorare, esco
dall'albergo in mezzo a tutte e due, tutti mi
guardavano e si compiacevano al bel
marinaio accompagnato dalle due belle ragazze.
Le porto un po' in giro, avevo la macchina e
dunque riuscivo bene a fare da guida, Colosseo
innanzitutto, poi Fontana di Trevi, Gianicolo,
Fontanone, mentre l'amica si diletta a fare le
foto ai luoghi che ci circondano, Lei mi
abbraccia e mi dice che vuole stare con me.
Insiste molto su questo tasto, io gli dico che
non può funzionare per la distanza, mi fa due proposte:
-
si trasferisce a Roma, ha parlato con il suo
capo ed è possibile anche in tempi brevi ...
OPPURE
-
che io lasci la Marina, mi trasferisco a Milano
e il lavoro me lo trova lei o la sua amica attraverso le
conoscenze dell'Ufficio dove lavorano ...
Questa è matta e penso ancora con i fumi della
sangria di Madrid, tutto organizzato e io di
punto in bianco dovevo accettare tutto quello
che ha pensato e concordato con la sua amica?
Non è possibile una cosa del genere e poi io non
ero convinto, passato il tempo in Spagna che
siamo stati insieme, tante discussioni e alcune
litigate mi faceva vedere un futuro non
piacevole. Anche l'amica ci si mette di mezzo,
andavo a vivere nel loro appartamento e dunque
anche questo era una incognita.
Troppo bello essere vero, reduce da tante
situazioni certe, avevo accumulato delusioni in
passato che mi dicevano di essere prudente.
Troppo facile e troppo in mano a queste due
ragazze, brave per organizzare progetti e senza
alcun dubbio per loro sicure della riuscita.
La mia risposta : "CI PENSERO' e ti scrivo come
la penso, per il momento non ne parliamo, devo
vedere e farmi consigliare da qualcuno a cosa
vado incontro". Mi mette un po' di muso, ma poi
si convince.
Mia sorella, si devo parlare con mia sorella, la
persona piu' adatta a vedere certe situazioni.
Chiedo un permesso di due giorni e vado al
paesello. Lunga serata a raccontare quello che è
successo. Iniziamo ad analizzare quello che puo'
succedere se accetto, tanti dubbi, tanti perchè
e tante cose storte che poi sarà difficile
raddrizzare.
Andare via dalla Marina non se ne parla, Lei che
viene a Roma non era sicuro in quanto aveva
preso padronanza del lavoro dove era e spostarsi
doveva rinunciare ad alcuni privilegi già
acquisiti, io a Milano in balia di persone che
non conosco e che mi devo fidare per lasciare un
lavoro sicuro. TROPPE INCOGNITE.
Di mattina presto prendo un foglio di carta e
comincio a scrivere una lettera sdolcinata, dopo
un po' rileggendo quello scritto lo distruggo e
lo butto sul fuoco del camino. Altro foglio,
riprovo ad essere convincente, ma dopo un po'
stessa fine dell’altro.
Basta, sveglio mia sorella e gli dico che la
lettera me la deve scrivere Lei, "cosa? e mi
svegli alle 6 di mattina per dirmi una cosa
del genere, non potevi aspettare che ne potevamo
parlare con calma dopo colazione.
Non la conosco e non so che tipo è, non se
ne parla, prenditi i tuoi comodi e quando sei
pronto scrivi quello che pensi”.
Esco di casa e vado in piazza, certamente ci
sarà qualcuno che mi tira fuori questo malessere
di impotenza, arriva l'autobus con la solita
strombazzata, ero soprappensiero e quel suono
stridulo mi dà fastidio, conosco l'autista,
non voglio essere sgarbato alla domanda: "che fai Marinaio non
vieni alla stazione, se ti sbrighi puoi prendere
quello delle 8", sono in
permesso e domani ritorno a Roma con la macchina,
rispondo.
Mentre inizio la strada che porta al viale vedo
da lontano il cugino di Orietta, mi affretto per
salutarlo e per chiedergli se aveva buone
notizie per me.
“Si ho il biglietto con indirizzo e telefono
di casa, aspetta che lo vado a prendere e te lo
do.” Contento, lo accompagno e con in mano
questo foglio di carta ritorno a casa tutto
contento.
Mia sorella stava preparando la colazione, mi
chiede se mi sono rinfrescato la testa per
mollare quella di Milano. Mi vede contento e mi
chiede cosa ho fatto, gli mostro il biglietto
senza farglielo leggere e gli dico : questo mi
cambierà la vita, sono sicuro.
Mi chiede spiegazioni ma
non sono in grado di dargliele perchè sto
pensando ad altro. Bene prima di tutto devo
scrivere questa benedetta lettera, mi metto
sotto con tutta la mia buona volontà, riletta e
sicuro che andava bene, esco a prendere il
francobollo e la imbuco alla posta con immenso
sollievo, sicuramente è la fine di una storia
che non poteva andare.
E' stato bello il viaggio in Spagna ma ora basta
rimarcare il passato, ho il presente e il futuro
a portata di mano e quello voglio fare per il
resto della mia vita : amare una brava ragazza,
senza grilli in testa, di buona e seria
famiglia.
Torno a Roma, in macchina come previsto, in
Ufficio mi vedono un po' pensieroso e qualcuno
azzarda a qualche problema successo al paesello.
In un momento di pausa tiro fuori il foglio e
chiedo al Capo se posso fare una telefonata
urbana a Roma, certo, anzi vado a prendere un
caffè così puoi parlare quanto e come ti pare.
Faccio il numero un po' titubante, pronto a
buttare giù se mi rispondeva il padre o la
madre, invece no riconosco che è Lei e con
voce tremolante chiedo conferma : SEI ORIETTA? “Si
sono Orietta e tu scommetto sei FRANCO”, Brava hai indovinato.
Ti volevo invitare a prendere un caffè, un
gelato, fare una passeggiata a Villa Borghese,
dimmi quando puoi, pensa e poi mi dici, senza
esitazione “dopodomani alle 17 davanti
a Trombetta in Via Marsala, mi riconoscerai?”
senz'altro, mi ricordo bene di TE, ok a
dopodomani ...
In famiglia
non convinti della mia scelta, troppo giovane
dicevano, della sua famiglia poco si
sapeva perchè venivano al paese solo in vacanza,
frequentavano i parenti e qualcuno vicino di
casa.
Avevo deciso senza nessuna esitazione di
frequentare questa ragazza e non
intendevo sentire il parere di nessuno ritenendo
che ero nel giusto, dopo un pò fidanzati e poi a settembre del 1968 sposati.
Come prima
casa abbiamo scelto un posto vicino al suo
ufficio.
Quando avevamo voglia di camminare, andavamo
nella zona di SAN PIETRO, a me piaceva tanto
quella atmosfera della piazza e della chiesa,
guardare le opere d'arte eseguite da grandi
pittori e scultori, davanti alla statua del
MOSE', mi piaceva quello che si racconta "perchè
non parli? la domanda che Michelangelo fà al
proprio capolavoro che sembra vivo.
Dicono che è una leggenda ma guardando bene il
ginocchio la martellata c'è e si vede nettamente
di un colpo inferto, meno male che il marmo ha
resistito, se si spaccava mi sa che il Papa lo
avrebbe mandato in esilio chissà dove per
espiare la czz...
Venticinque anni vissuti a Roma, per due annii
vicino al Vaticano e il resto vicino alla
stazione Termini. La capitale d’Italia visitata
tutta, almeno quella giusta da vedere ed
ammirare.
Le zone caratteristiche "dove se magna bene e
se beve il vino bono" e i posti dei grandi
monumenti che tutto il mondo ci invidia. Certo
mi mancano le periferie, le strade consolari, i
posti che dicono pericolosi, i quartieri che
anche la polizia ha difficoltà ad entrare.
Grazie Roma, mi hai dato modo di far crescere i
miei figli in sicurezza con buone scuole statali
dove hanno potuto esprimersi al meglio. Il
lavoro al Ministero della Marina e poi
nell'ultimo periodo sulla Via Tiburtina in una
ditta da civile, sono stato accettato bene e
tranquillo per tutto il periodo lavorativo.

Con mia
moglie andare in giro e incontrare un NASONE era
un divertimento assicurato. Io una bella bevuta
e lei lontana per paura che mettendo il dito
sotto al rubinetto potevo bagnarla con lo
schizzo che faceva. Li odiava proprio per questo
e spesso mi diceva di cambiare strada per non
incontrarli.
Per
farmi togliere la mania diceva che stavo a bere
dove ci hanno bevuto i cani e allora bevevo con
le mani come facevano i civilizzati turisti del
nord Europa, ma poi sgarravano perchè ci si
lavavano i piedi e anche qualcosa di intimo.
Ora
abito in una cittadina sulla Via Tiburtina a
qualche chilometro da Roma dove difficilmente
vado, non piu' abituato ai ritmi della Capitale,
mi trovo bene qui dove ho tutto quello che mi
serve per vivere in pace e felice con la mia
famiglia.
Link per ulteriori informazioni sui NASONI :
Email :
franconini@hotmail.it

aggiornato a :
lunedì 20 settembre 2021 |
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